“Occorre fugare dal cuore degli uomini l’idolo immondo dello stato sovrano”.
Luigi Einaudi
Malgrado gli scontri apparenti, dalla Lega al PD l’accusa nei confronti dell’Europa è quella di non avere favorito e di avere al contrario rallentato l’uscita dalla crisi economica, impedendo la “nazionalizzazione” delle politiche di bilancio e l’adozione di misure finanziarie (e monetarie) espansive.
Nella sostanza, questa è la diagnosi, l’Europa ha deteriorato il proprio potenziale economico perché l’Ue non ha consentito ai Paesi membri, a partire da quelli più in difficoltà, come l’Italia, di finanziare in deficit politiche in grado di agire sia sul lato dell’offerta che della domanda e di accrescere tanto la produzione, quanto i consumi. Ancora una volta di confonde la malattia con la cura.
Insomma, l’Europa è stata “cattiva” per non avere consentito all’Italia di proseguire su di una strada, che tra la metà degli anni 70 e l’inizio degli anni ’90 ha scavato sotto i piedi degli italiani del futuro la voragine del debito pubblico, che malgrado gli sforzi non si riesce né a colmare, né a ridurre e di cui le misure di disciplina finanziaria sono una conseguenza.
Finché non si contrasterà il mainstream populista e ci si continuerà a inchinare al falso storico dell’Italia impoverita dall’austerità, non ci sarà da stupirsi che in Italia continuino a vincere a mani basse i populisti.
L.G.

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