Oggi la Svezia, infatti, detiene il più alto tasso di omicidi tra bande in Europa e criminali, con l'età media più bassa, ad aver commesso crimini gravi, con addirittura ragazzi nella loro prima adolescenza arrestati per omicidio. Segmenti crescenti delle periferie nelle grandi città sono ufficialmente classificati dal Governo come: "aree particolarmente vulnerabili", dove è difficile, al limite dell'impossibile per la polizia operare. In termini semplici, queste sono zone dove non è possibile per i cittadini circolare perché i clan locali governano e dove persino i medici, per prestare soccorso, devono indossare giubbotti antiproiettile ed essere scortati della polizia. Secondo la polizia svedese, circa 62.000 persone sono attive o hanno legami con reti criminali. Per questi motivi recentemente il Governo ha chiesto ai militari di assistere la polizia, per la prima volta nella storia del Paese.
La Svezia poi ha anche uno dei tassi di mortalità pro-capite dovuti ad armi da fuoco più alti tra tutti i Paesi europei (dati UNODC). Dal 2013 il numero di sparatorie mortali nel Paese è più che raddoppiato, secondo le statistiche ufficiali, e i crimini legati alla droga e alle armi da fuoco sono aumentati costantemente dall'inizio degli anni 2000. Gran parte della violenza ha avuto luogo nelle città più grandi: Stoccolma (dove il tasso di omicidi con armi da fuoco era circa 30 volte quello di Londra su base pro-capite nel 2022), Göteborg, Malmö e Uppsala, ma recentemente i disordini si sono estesi anche alle città più piccole. Negli ultimi anni il Paese ha superato Bosnia-Erzegovina, Croazia e Serbia in termini di decessi ogni 100.000 abitanti, mentre nel 2010 occupava solo il 14° posto. Secondo il Consiglio Nazionale svedese per la Prevenzione alla Criminalità, i giovani e i bambini vengono sempre più reclutati dalle gang. In media sospettati di crimini come l'omicidio o aggressioni stanno diventando sempre più giovani. Nel 2022, i giovani di età compresa tra 15 e 20 anni rappresentano il 29,7% di tutti gli indagati per tali reati. La stessa tendenza è ancora più marcata quando si parla di reati commessi con armi da fuoco dove ben il 45,1% degli indagati per omicidio correlato alle armi da fuoco ha un'età compresa tra i 15 e i 20 anni.
Il Governatore della Banca di Svezia,
Erik Thedeen, ha dichiarato che il crescente problema delle
sparatorie e degli attentati è così grave che rischia di danneggiare la
crescita economica a lungo termine del Paese. Il deterioramento della
sicurezza, infatti, sta spingendo i cittadini svedesi con capacità
imprenditoriali a lasciare il Paese e sta diventando sempre più difficile per
l'industria reclutare talenti di alto livello dall'estero. Thedeen nota
anche che una delle più grandi risorse svedesi durante gli anni del boom
economico era un forte sentimento di fiducia, sia tra le persone che nei
confronti dell'autorità, ma oggi questo è ormai sparito a causa della violenza
delle gang. Questi problemi sono amplificati poi dal deterioramento
della qualità dell'istruzione dovuta ai crescenti disordini tra studenti di
diverse etnie, che spesso sfociano in atti di violenza vera e propria nelle
scuole e, per un Paese che si è sempre focalizzato sull'istruzione e sulla
conoscenza, questo è davvero grave.
La causa principale della crisi è una combinazione
esplosiva tra una politica migratoria aperta, senza troppe limitazioni per chi
può trasferirsi nel Paese e l'assenza di politiche per aiutare i nuovi arrivati
a integrarsi nella società svedese. Il numero di immigrati in
Svezia ha raggiunto il massimo storico nel 2016, ma ha avuto per
molto tempo livelli elevati. Si prevede che l'immigrazione rimarrà nel lungo
termine sopra i 100.000 arrivi all'anno, una cifra molto alta
visto che la nazione scandinava ha una popolazione di 10,61 milioni di persone. La conseguenza è stata l'emergere di
quartieri in cui quasi tutti i residenti sono immigrati, dove i tassi di disoccupazione sono
molto alti e dove i figli degli immigrati vanno a scuole in cui nessun altro
bambino è svedese (a volte nemmeno gli insegnanti). Ciò ha rappresentato
una sorta di "incubatore" per la criminalità, poiché le gang prendono
il sopravvento dove lo Stato fallisce.
Secondo le statistiche ufficiali del Governo, il numero
di residenti nati all'estero in Svezia è aumentato drasticamente negli ultimi
due decenni. Su una popolazione di 10,61 milioni nel 2022, un
totale di 2,14 milioni di persone erano registrate come nati
all'estero, più del doppio del numero nel 2000. Ciò equivale a poco
più del 20%. Se si utilizza una definizione più ampia, per
includere coloro che sono nati in Svezia con due genitori nati all'estero, il
numero sale al 26% e la quota di residenti nati all'estero è
destinata ad aumentare per ragioni demografiche. Poiché la popolazione nata
all'estero ha un'età media inferiore a quella della popolazione svedese, è
destinata ad avere un tasso di crescita più elevato. Tra i residenti di età
compresa tra 25 e 34 anni, 1/3 ha attualmente un background
straniero e tra quelli di età compresa tra 35 e 44 anni, è il 38%.
Come già detto in precedenza è vero che la Svezia ha
sempre avuto alti livelli di immigrazione, ma in passato erano quasi tutti
provenienti da Paesi europei, culturalmente simili e ben istruiti, persone che
quindi era facile introdurre con successo nel tessuto sociale svedese, invece
dai primi anni 2000 sono aumentati significativamente gli
immigrati provenienti da Paesi con grandi differenze culturali (a volte anche
analfabeti) sicuramente più difficili da integrare. L'ordinamento giuridico
svedese, tra l'altro, permette di ottenere la cittadinanza con facilità e
spesso questo ha fatto sì che persone che non si sentono Svedesi e che non
condividono i valori occidentali, abbiano preso la cittadinanza solo per poter
rimanere nel Paese europeo e godere del welfare. Questa prassi a
lungo andare rischia di creare dei problemi, infatti, per esempio, nel 2019 un
gruppo con legami con i "Lupi Grigi" (un movimento turco
estremista e violento) ha fondato il Partito politico "Nyans",
(che si traduce in "Nuance") che chiede l'istaurazione di un sistema
legale diviso, in cui la legge della Shari'a si applichi ai
cittadini musulmani, in generale i risultati elettorali ottenuti finora sono
molto modesti, ma il suo consenso nei quartieri periferici delle grandi città è
in crescita.
Tino Sanandaji, un economista di origine curda divenuto uno dei principali critici delle politiche migratorie svedesi, scrive che: “i nati all’estero rappresentano il 53% degli individui condannati con pene detentive di lunga durata, il 58% dei disoccupati, e riceve il 65% delle spese di assistenza sociale, il 77% della povertà infantile svedese è presente in famiglie di origine straniera, mentre il 90% dei sospettati di sparatorie pubbliche sono immigrati di seconda o terza generazione". La Svezia ha chiesto troppo a se stessa, nel 2016, il Paese ha speso la cifra sorprendente di $6 miliardi per i rifugiati, più del 5% del suo bilancio totale. Oggi gli svedesi hanno imparato che anche lo Stato più benevolo e prospero ha i suoi limiti.
L.G.
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